Le forze armate iraniane hanno preparato fino a 1.000 missili per una rapida risposta a un potenziale attacco israeliano, una minaccia che incombe da settimane, secondo il New York Times.
Il quotidiano americano ha pubblicato giovedì un rapporto in cui si afferma che, sebbene Teheran non intenda impegnarsi in una guerra, è pronta a entrarvi se necessario.
Il NYT ha affermato che il leader della rivoluzione islamica, l'ayatollah Seyyed Ali Khamenei, ha ordinato alle forze armate iraniane di sviluppare molteplici piani militari per una risposta rapida a qualsiasi attacco israeliano. Questo rapporto è in linea con i precedenti resoconti dell'agenzia di stampa iraniana Tasnim, che ha affermato che l'Iran ha preparato "10 scenari" per rispondere a un potenziale assalto israeliano.
"Le risposte in esame includevano un bombardamento di circa 1.000 missili balistici; attacchi intensificati da parte di gruppi militanti per procura iraniani nella regione; e l'interruzione del flusso di forniture energetiche globali e delle spedizioni attraverso il Golfo Persico e lo Stretto di Hormuz", ha aggiunto il rapporto del NYT.
Il documento sostiene inoltre che Teheran potrebbe non reagire contro Israele se il regime "limitasse il suo attacco ad alcune basi militari e magazzini che immagazzinano missili e droni", un'affermazione contraria alle dichiarazioni di diversi funzionari iraniani di alto rango, i quali hanno affermato che qualsiasi attacco da parte di Israele susciterebbe una reazione forte e schiacciante.
L'Iran ha lanciato una salva di circa 200 missili balistici contro le basi militari e di intelligence israeliane nei territori occupati il 1° ottobre. L'attacco, denominato Operazione Vera Promessa II, è avvenuto in risposta a una serie di attacchi terroristici israeliani, che hanno preso di mira Ismail Haniyeh di Hamas a Teheran a luglio e Sayyad Hassan Nasrallah di Hezbollah a Beirut meridionale il mese scorso.
I resoconti suggeriscono che il 90% dei proiettili iraniani ha colpito i propri obiettivi. Il regime israeliano ha imposto una rigida censura in seguito agli attacchi, arrestando diversi giornalisti che hanno tentato di riferire sulla vera portata dell'operazione iraniana.